Categorie
Repressione Salute e sanità

Anche negli ospedali il paradigma della sicurezza

Basaglia lo spiega bene qui, ma anche tutta la letteratura anti-istituzionale degli anni che furono: l’operatore dell’assistenza non riconosce la genesi della propria alienazione.

Gli infermieri rappresentano nel mondo sindacale il gradino più basso di coscienza politica, rispetto agli altri lavoratori. Infatti le rivendicazioni sindacale di questa categoria sono sempre a livello salariale. Ma per questo non si può dire che si tratta di una corporazione piccolo borghese o altro, dobbiamo trovare le ragioni per cui questo succede. La situazione tra l’infermiere e l’operaio della fabbrica è estremamente più positiva per il secondo perché questi comprende molto facilmente cos’è il mondo della alienazione nel quale vive, capisce che il lavoro non è suo e che è alienato e quindi si forma una coscienza politica molto più velocemente di qualsiasi altro lavoratore perchè l’oggetto del suo lavoro è una macchina, è una cosa, e quindi capisce molto più velocemente la mercificazione di cui è oggetto, che non l’infermiere che trova come oggetto del suo lavoro un altro uomo, cioè il problema di ridurre a soggetto l’oggetto che ha di fronte è una cosa estremamente difficile perché impegna una persona e quindi l’infermiere facilmente si adagia nella delega di custode del malato che appunto perché ritenuto pericoloso si deve custodire e diventa così carceriere del malato, vittima-carnefice contemporaneamente della sua situazione. (*nota alla fine dell’articolo)

E così il Carlino parla di “aggressione in piena regola” avvenuta ieri  al Pronto Soccorso del Policlinico Sant’Orsola Malpighi.

Ma da “aggressione in piena regola” nel periodo successivo si trasforma in “parapiglia”.

Non ci spiegano nulla della situazione venutasi a creare se non che:

“I pazienti, due dei quali conosciuti per i loro frequenti accessi, erano entrati al Pronto soccorso per abuso etilico e stato di agitazione.”

Due infermieri sono stati giudicati guaribili in 5 giorni, uno in 21, un medico e un altro infermiere hanno rifiutato la prognosi.

“Eventi di violenza che non possono essere tollerati in alcun modo –  ha dichiarato Chiara Gibertoni, direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Bologna – . Il tema della sicurezza degli operatori è al centro dell’attenzione e insieme alle organizzazioni sindacali stiamo cercando ulteriori azioni oltre a quelle messe in campo fino ad ora: è evidente che gli sforzi compiuti non sono ancora sufficienti. Allo studio la sperimentazione di un gilet protettivo dotato di dispositivi anti aggressione che inibiscono il contatto fisico. Se la sperimentazione sarà fruttuosa allora l’esperienza si potrà estendere”.

Questi ospedali iniziano proprio ad essere dei posti pericolosi. Servirà sicuramente un presidio fisso delle forze dell’ordine, le telecamere, più controllo. 

Chi ha voluto guardare davvero, chi conosce la marginalità o ha conosciuto la povertà, la strada, il disagio, la sofferenza, la dipendenza o l’abuso di sostanze, sa che in questa città è stato fatto il deserto di tutti quei luoghi “cuscinetto” e di “decompressione” che offrivano riparo, quindi l’opportunità di prendere un po’ di caldo, senza dover per forza spendere qualcosa o diventare utenti di un servizio. Luoghi di riduzione del danno, dove andare, sostare, andarsi ad appoggiare un attimo, riposare, e magari trovare qualcuno con cui fare qualche chiacchiera… E così si va al pronto soccorso, alla stazione, in biblioteca, si va dove si può stare un po’ al caldo, dove, si spera, non ti manderanno via.

Parallelamente al deserto di realtà dal basso e spazi sociali realmente accessibili, questa città sta espellendo tutte e tutti gli indesiderati che rovinerebbero la  “vetrina” ai turisti col portafoglio.

La Repubblica aggiunge qualche informazione:

A quanto risulta, l’uomo è un senzatetto e si era presentato verso le 3 al Pronto Soccorso con altri due clochard, per essere visitati in seguito a abuso di alcol e stato di agitazione. Il 63enne ha cominciato a prendersela con gli operatori, con minacce di morte e lanciando sedie, suppellettili e anche cartelloni informativi in metallo.

Come le operatrici/operatori/infermiere e infermieri si siano relazionati, come si sia svolta la dinamica tanto da degenerare in lancio di oggetti non è dato sapere. La nostra esperienza ci dice che molte situazioni degenerano per le risposte che le persone ricevono. La mancanza di ascolto e riconoscimento sono tra le prime cause di aggressione oltre alla totale mancanza di riflessione su situazioni di crisi facilmente arginabili con la parola. Ma l’operatore nella grande fabbrica della cura al servizio del capitale non ha tempo di ascoltare:

Sull’episodio è intervenuta con una nota l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Bologna, spiegando che oltre a fornire solidarietà agli operatori procederà con la denuncia per interruzione di pubblico servizio, danneggiamento e anche stalking, dato che l’uomo non era nuovo a comportamenti aggressivi all’interno del pronto soccorso. L’Ufficio Legale dell’Azienda è inoltre a disposizione degli operatori per fornire tutto il supporto nel caso volessero sporgere denuncia.
https://bologna.repubblica.it/cronaca/2020/02/02/news/sant_orsola-247387252/

Senz’altro a punire e mettere ancora più in difficoltà queste persone ci guadagneremo tuttx. Al carcere altrimenti l’alternativa è il T.S.O.
Andiamo avanti così.

*immagine presa dal web

* Nota di un compagno infermiere del collettivo: “L’unica critica a questo scritto  è un Basaglia che scrive negli anni ’70, dunque ha una visione specifica di quegli anni. Guarda a quella realtà, dove la fabbrica era piu politicizzata/sindacalizzata, l’ospedale no. Oggi, purtroppo, se pure l analisi di fondo in merito alla differenza tra la percezione dell alienazione tra operaio e lavoratore/professionista della “salute”, resta teoricamente valida, purtroppo per gli operai nella realtà non è piu cosi. Riguardo gli infermieri oggi dal mio punto vista, sono una corporazione piccolo borghese. Il processo di professionalizzazione, lo sviluppo del sindacato corporativo ha favorito e agevola questo processo . Credo questa sia la tendenza almeno su un livello di “alte sfere”, di burocrati tipo ordine infermieri e simili. Per fortuna non tutti sono cosi.”