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Sono un educatore non sono un sanitario. Abusivo per scelta

“Un Albo per domarli, un Albo per trovarli,

Un Albo per ghermirli e nel buio incatenarli,

Nella Terra dell’Istituzionalizzazione,

dove l’Ombra cupa scende.»

E così tra capo e collo la notizia dell’obbligatorietà di iscrizione all’Albo per i laureati in Educazione Professionale (L/SNT2) e titoli equipollenti (diploma regionale conseguito entro il 17 marzo del 1999), l’epilogo di una deriva fortemente promossa da autoproclamate “associazioni di categoria”, Anep in testa, che vede la professione educativa definitivamente medicalizzata, soggetta a controllo, disciplina e sanzioni.

Educatori neolaureati sotto il ricatto del precariato, che dovranno sostenere anche l’onere annuale di pagare una corporazione che non li considera e non li tutelerà in nulla, pena l’esercizio abusivo della professione.

Associazioni che si riempiono la bocca di paroloni, pubblicazioni, formazioni, studi, accreditamento, core competences, qualità, carta, in cui la persona è quasi sempre all’ultimo posto, tra giochi semantici che vedono poca applicazione sul piano della realtà ed educatori spesso precari, ridotti a meri esecutori passivi, in contesti al ribasso privi di adeguate risorse o per grandi realtà spersonalizzanti, sovraccaricati di mansioni e responsabilità ma senza un reale margine di autonomia e libertà operativa.

Il divario tra ideale e reale si mostra subito all’aspirante educatore: già dai tirocini è possibile vedere quanto non si sia andati molto in là dalla Legge 180.

E sapete cosa succede? Che si inizia a trovare normale ciò che non lo è.

Gli Educatori sono diventati i lacchè di una falsa narrativa (lacchè: domestico o valletto in livrea che nei secoli passati precedeva o seguiva per strada il padrone o la padrona) lacchè della narrativa di chi vuole vendere un prodotto, di chi ha imparato bene come nascondere lo sporco sotto al tappeto per non affrontare i problemi reali.

La maggior parte della carta che produciamo serve a questo.

Si inizia a lavorare, si inizia ad imparare a raccontarsela.

E ora l’Albo, l’Ordine, la coda del pavone che si schiude e apre tutta, finalmente l’Educatore al pari dell’Infermiere e delle altre Professioni Sanitarie, che vanno tutte costituendosi in corporazioni e Ordini Professionali. Un’educatore definitivamente sdenaturato della sua carica vitale, evolutiva, rivoluzionaria, per cui sarà sempre più difficile proporre istanze di cambiamento all’interno delle realtà in cui opera.

Saranno esclusi dall’Ordine gli Educatori socio-pedagogici: l’iscrizione all’Albo professionale, infatti, è riservata solo ai laureati (o equipollenti) in Educazione Professionale provenienti dalle facoltà di Medicina, sancendo così definitivamente la spaccatura già prevista all’interno della professione.

Per fare chiarezza circa i due profili che sono stati individuati:

L’Educatore Professionale socio-sanitario si forma nelle Facoltà di Medicina o in Corsi interfacoltà con una Laurea LSNT/02 abilitandosi ad operare nel settore delle professioni sanitarie, di fatto disabilità, psichiatria e tossicodipendenza, quindi ambiti che fanno capo alle Ausl.

Per chi vuole portare le proprie istanze in questi ambiti non c’è altra via che la laurea “sanitaria”.

L’Educatore Professionale socio-pedagogico  si forma nelle Facoltà di Scienze dell’Educazione e della Formazione con una Laurea L19 per operare in vari tipi di progetti e servizi socio-educativi: minori, disagio sociale, carcere, immigrazione, ambiti che in linea di massima fanno capo alle Asp (Servizi alla Persona).

Per chi vuole lavorare in questi ambiti si impone la necessità della laurea “sociale” che però si vede “mangiare” dalla laurea sanitaria in termini di riconoscimento: gli educatori sociali diventano lavoratori di serie B, inibiti al socio-sanitario, che di fatto non li contempla più come qualificati. Mentre i “sanitari” di serie A sarebbero le nuove galline dalle uova d’oro destinate ad alimentare un sistema economico privatistico chiamato “ordine professionale”, pagando quella che di fatto è una tassa sul lavoro.

La situazione italiana è anomala: negli altri Paesi europei non esiste un doppio canale formativo per la figura dell’educatore. L’anomalia si è venuta a creare con il D.M. n. 520 del Ministero della Sanità dell’8 ottobre 1998 che ha definito il profilo dell’educatore sanitario, prevedendo uno specifico corso di laurea triennale all’interno della Facoltà di Medicina e Chirurgia, collocandolo tra le professioni sanitarie della riabilitazione (podologo, fisioterapista, logopedista, ortottista e assistente di oftalmologia, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, tecnico della riabilitazione psichiatrica, terapista occupazionale).

Tant’è, il nostro educatore finirà per trovarsi iscritto all’Albo dei Radiologi!!

Guardare per credere, qui il sito del nuovo Albo per gli Educatori “Sanitari” http://www.tsrm.org/index.php/chi-siamo/

Divenuto ora Federazione nazionale degli Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (FNO TSRM PSTRP), in rappresentanza di 19 professioni sanitarie iscritte.

Molto inerente. Complimenti davvero. Si parcellizza la professione educativa e ne si accosta una parte a professionalità che nulla c’entrano con la storia del sapere educativo.

Non si vuole qui entrare nel merito di come si sarebbe potuto non spaccare la professione e procedere ad un’organizzazione diversa della formazione universitaria e del “profilo” dell’educatore professionale, non è difficile pensarne di meno peggiori. Si vuole qui sottolineare come sia stata proclamata la definitiva medicalizzazione e tecnicizzazione del profilo/sapere/discorso educativo, per una “presa in carico” prima di tutto “sanitaria” dell'”utente” “tossicodipendente” “psichiatrico” “disabile”.

Siamo certi di essere così d’accordo?

EDUCATORI TECNICI SANITARI!?!

Che brutta fine questa figura dell’educatore, che pure era nato da istanze rivoluzionarie e di cambiamento che lo collocavano oltre i saperi unicamente tecnico-oggettivanti.

E quindi l’Ordine, l’Albo.

La Legge Lorenzin (marzo 2018) individua e regolamenta i nuovi ordini professionali, imponendo ai lavoratori l’obbligo di iscrizione pena l’esercizio abusivo della professione, escludendo al contempo dall’élite dei “super qualificati” dell’Albo un esercito di lavoratori già in essere.

Saranno esclusi i diplomati dopo il 17 marzo del 1999 con Diploma Regionale in Educatore Professionale, nonostante le stesse Regioni avessero garantito circa l’equipollenza con il titolo universitario sanitario.

Esclusi anche gli Educatori Professionali laureati in Scienze dell’educazione con la laurea quadriennale del vecchio ordinamento ad indirizzo Educatore Professionale, per i quali era prevista l’equivalenza rispetto al titolo abilitante Snt2, ma che si sono laureati anche dopo il 17 marzo 1999 fino ad esaurimento del corso di laurea.

A completare il quadro c’è la ex Legge Iori, inserita in Legge di Bilancio 2017, che decreta a carico dei lavoratori inquadrati come “educatore senza titolo” che abbiano meno di 50 anni o meno di 20 anni di anzianità, la gabella di doversi pagare, entro tre anni, un corso da 60 cfu da conseguire presso le università alla modica cifra che va dai 1600 ai 1800 €. Il tutto senza che ciò significhi il riconoscimento dell’inquadramento abilitante in ambito sanitario.

Lavoratori del socio-sanitario che dopo aver vinto concorsi pubblici nei Comuni e nelle ASL, oggi rischiano di veder “saltare” il proprio posto di lavoro per un riordino della professione che non li vede riconosciuti, che istituisce lavoratori di serie A tecnicizzati e medicalizzati e lavoratori “sociali” di serie B  a seguire, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e peggiorando di molto il quadro generale.

Ma non già lottare per diventare tutti sanitari riconosciuti iscritti all’Albo, non è questa la lotta che si vuole proporre qui. Non si tratta di lottare solo per riconoscimenti ed equipollenze, ma di mettere in crisi i paradigmi generali che ci vedono coinvolt*

NO ALL’ALBO! ABUSIVI PER SCELTA!

Contro il pagamento del pizzo ad autoproclamate corporazioni di categoria

EDUCATORI NON SANITARI!

Contro la deriva tecnico-medicale che vede la figura educativa coinvolta in procedure sempre più standardizzate e oggettivanti

RIAPPROPRIAMOCI DEL NOSTRO SAPERE!

Contro la frammentazione della figura dell’educatore e la tecnicizzazione del sapere/discorso educativo

DIFFONDI!

EducⒶttivi

(educattivi@autistici.org)