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Le stesse maledette sbarre: invito a una sera di battitura – 1 aprile

Condividiamo la chiamata di Rete Evasioni:

LE STESSE MALEDETTE SBARRE: INVITO A UNA SERA DI BATTITURA
MERCOLEDÌ 1 APRILE – ORE 18:00

È oramai palese che le istituzioni italiane non hanno intenzione di salvaguardare la salute delle persone ristrette nelle oltre 200 carceri del territorio nazionale.

Lo Stato le vorrebbe rassegnate, a testa china, di fronte ai provvedimenti – totalmente insufficienti – presi dal Ministero della Giustizia per limitare il contagio del virus all’interno. Invece no, la giusta rabbia dei detenuti esplode per ricordare a lor signori, e alle guardie (capaci solo di rispondere con la solita, vigliacca, violenza), che qualsiasi pena non contempla ancora la condanna a morte.

Una strana coincidenza storica costringe le popolazioni di interi continenti ad assaggiare un minimo di quella condizione che i nostri cari vivono normalmente, tutti i giorni, per legge: lo stare CHIUSI. La riduzione della nostra libertà non è certo paragonabile con la loro, ma qualche sensazione la comincia a percepire anche chi con questo mondo di sbarre e cemento non ha alcuna confidenza…

Allora COSA FARE? La proposta è questa: appendiamo striscioni in solidarietà con i detenuti e le detenute sui nostri balconi e rompiamo questo silenzio assordante. Tra i vari modi di far sentire la propria voce, uno dei più simbolici è la BATTITURA.

In alcune carceri è già in corso. Perché non farla anche fuori?

ORGANIZZIAMO UNA BATTITURA RUMOROSA per amplificare quella dei nostri cari. Per dare voce all’urgente richiesta dei prigionieri: SVUOTARE LE GALERE SUBITO.

Esattamente come loro. Con pentole e pentolini sulle grate delle finestre, o dai balconi. Altro che inno d’Italia!! Perché, in fondo non stiamo tutti un po’ carcerati anche noi?

Ecco…la BATTITURA è un modo PACIFICO ma determinato per protestare.

Il carcerato la fa quando ha qualcosa da dire a chi non vuole sentire. La fa quando un compagno di cella, o della cella a fianco, sta male e le guardie non vogliono arrivare. La fa per fare sentire dentro e fuori, per le strade, alla gente di passaggio o comoda a casa che lui esiste. E che non si può fare finta di niente.

Allora uniamoci a quel coro che viene da dentro, così, con gli stessi modi, e la cosa ideale sarebbe che tale manifestazione avvenisse simultaneamente, CONTEMPORANEAMENTE, dentro quanto fuori!

Dentro comunichiamo il più possibile l’iniziativa ai nostri cari.

Fuori facciamo in modo che si sappia in ogni città il motivo di questa iniziativa.

È il momento che sentano che dietro ogni prigioniero/a c’è una famiglia, una strada, un quartiere, migliaia di voci e pentole che sbattono sulle stesse maledette sbarre!

VOGLIAMO TUTTE E TUTTI SALVI! VOGLIAMO TUTTE E TUTTI A CASA!