Elenco
DIVIETO DI INFANZIA. Psichiatria, controllo, profitto. Di Chiara Gazzola e Sabastiano Ortu
L’ EDUCAZIONE LIBERTARIA, di Joel Spring
EFFETTI COLLATERALI, Uso e abuso di psicofarmaci. A cura del Telefono Viola di Milano
L’IO DIVISO, Studio di psichiatria esistenziale, di Ronald Laing
PEDAGOGIA DEGLI OPPRESSI, di Paulo Freire
PORTAMI SU QUELLO CHE CANTA, di Alberto Papuzzi
SALUTE/MALATTIA. Le parole della medicina, di Franca Ongaro Basaglia
CRIMINI DI PACE
Ricerche sugli intellettuali e sui tecnici come addetti all’oppressione
A cura di Franco Basaglia e Franca Ongaro Basaglia (1975)
F. Basaglia, F. Basaglia Ongaro, V. Dedijer, M. Foucault, R. Castel, R. Lourau, V.Accattatis, E. Wulff, N. Chomsky, R. Laing, E. Goffman, T. S. Szasz, S. Cohen, J. McKnight
Attraverso le parole di alcuni dei più grandi pensatori del Novecento, da Noam Chomsky a Michel Foucault, gli scritti qui raccolti offrono una riflessione a più voci sul ruolo dell’intellettuale come addetto all’oppressione. L’intento è stato quello di proporre analisi finalizzate alla ricerca di un’alternativa pratica per il tecnico che, presa coscienza del suo ruolo di «funzionario del consenso», voglia svelare, nella prassi del proprio ambito operativo, i modi e i processi attraverso cui tale consenso viene ottenuto e strumentalizzato dalla classe egemone a danno della classe oppressa.
PEDAGOGIA DEGLI OPPRESSI
Paulo Freire
Titolo originale: ”Pedagogia do oprimido” (1968)
Cosa significa educare? Perché educare? Chi educa chi? Quali rapporti esistono tra educazione e società e tra educazione e cambiamento? A cinquant’anni dall’uscita di ”Pedagogia degli oppressi”, concluso da Freire nel 1968 (anno – come il libro – di radicalità e di liberazione) le domande restano prepotentemente attuali. E le risposte di Freire, ispirate al principio fondamentale che non c’è educazione se non attraverso la liberazione degli uomini dall’oppressione, continuano a essere un punto di riferimento per chi al mondo non si arrende.
SALUTE/MALATTIA
Le parole della medicina
Franca Ongaro Basaglia
Prima pubblicazione: 1982
“Salute” e “malattia” non possono più essere considerati fenomeni naturali, avverte l’autrice fin dalle primissime righe del suo libro, ma sono questioni che chiedono – entrambe – uno sguardo storico e critico. Se il problema della malattia mentale ha aperto la strada, attraverso le trasformazioni de-istituzionalizzanti operate da Franco Basaglia a Gorizia e poi a Trieste, adesso la battaglia riguarda lo smontaggio del paradigma di una società medicalizzata (e, per molti, da medicalizzare).
[…] L’uomo, espropriato del corpo nel mondo del lavoro, nella vita sociale, determinato nell’individuazione stessa dei propri bisogni da una logica che non ha niente a che fare con la propria vita e a cui questa viene totalmente subordinata, è ora alla mercé di una medicina che produce più malattia di quanta ne riesca a curare e che copre con un intervento farmacologico – esteso e capillare, secondo le esigenze dell’industria farmaceutica – ciò che nell’organizzazione del lavoro e della vita sociale produce malattia.»
A proposito della questione “cura/normalizzazione” scriveva la Ongaro:
“Quando le conoscenze scientifiche cominciano a strutturarsi in un corpo organico, di pari passo con lo strutturarsi del nuovo corpo sociale, la malattia – individuata, indagata, denudata agli occhi della scienza – comincia ad assumere un altro significato e attorno ad esso si comincia ad organizzare la terapia: la cura viene cioè ad assumere un modo diverso di esprimersi, con i suoi tecnici e gli spazi ad essa specificamente deputati. […] La malattia, nel diventare di pertinenza esclusiva di una medicina organizzata come corpo separato, non è che l’espressione dell’organizzarsi del corpo sociale a partire dalla divisione del lavoro e dalla divisione in sfere separate di tutti i fenomeni umani.”
Per uno sguardo sul testo: Rileggere F.O.Basaglia
Abbiamo una preziosa copia fotocopiata, se non hai modo di reperire il testo e vuoi leggerlo puoi contattarci.
L’EDUCAZIONE LIBERTARIA
Joel Spring
Prima edizione: Antistato 1981
Nuova edizione: Elèuthera editrice 2015
Si può cercare di dare all’altro i mezzi utili per il suo evolvere: l’opportunità di fare esperienza, l’affetto, l’esempio, e soprattutto la libertà. In tal caso si opera per far sì che l’uomo sia se stesso, compiutamente, e quindi che sia originale, indipendente, autonomo, «nuovo», capace di fare ciò che non è mai stato tentato prima. Per essere in grado di fare una simile scelta, mi pare ovvio che bisogna essere sostenuti dalla speranza che la condizione umana possa cambiare. Ancor più: bisogna aver fede nel miglioramento delle nostre sorti e nella possibilità di ottenerlo. Oppure si può cercare di rendere l’altro del tutto simile a un modello esistente, ricorrendo a qualsiasi mezzo. In questo caso si lavora per produrre individui servili, rassegnati, dipendenti sempre da un qualche potere, ripetitivi, sprovvisti di creatività e di capacità inventiva, obbedienti e passivi. […]
L’educazione libertaria – Spring Joel
L’IO DIVISO
Studio di psichiatria esistenziale
Ronald Laing
Scritto all’età di ventotto anni, “L’io diviso” rimane l’opera più originale e profonda di Ronald Laing. Nel suo testo d’esordio il giovane psichiatra scozzese riesce a dire qualcosa di accessibile e comunicabile sull’incomprensibilità schizofrenica, portando il mondo della psicosi a contatto con emozioni e stati mentali nei quali è possibile riconoscersi. Tramite il ricorso a un linguaggio vicino all’esperienza, le pagine di Laing non lasciano nella mente del lettore la rappresentazione di un mondo inerte, congelato dalla follia, ma piuttosto quella di un mondo in evoluzione nel quale la psicosi schizofrenica rappresenta una possibile, ma non necessaria, evoluzione del rapporto che un individuo ontologicamente insicuro è riuscito a stabilire con se stesso.
Abbiamo una singolare copia del testo recante il timbro della casa circondariale di Bologna:) se non hai modo di reperire il testo e vuoi leggerlo puoi contattarci.
PORTAMI SU QUELLO CHE CANTA
Alberto Papuzzi
Anno di pubblicazione: 1977
“Elettromassaggi” questa è la specialità del “dottor” Coda, la sua terapia preferita. Elettromassaggi che consistevano nell’applicare due elettrodi alle tempie del paziente e poi, anziché dare la corrente in misura da far perdere la coscienza (come nel caso dell’elettroshock), nell’agire alternativamente sul pulsante, procurando infinite scariche con un effetto che doveva essere terribile. E punizioni, in un clima di terrore inaudito: bambini di otto/nove/dieci anni legati ai termosifoni accessi, minacce, contenzioni che duravano per giorni. Diagnosi ingiustificabili. Vite spezzate in nome di una pseudo-scienza che è tutto fuorché scienza. Persone ridotte a oggetti, cavie da utilizzare a piacimento, spogliate di tutto.
Non era raro che ai “pazienti” saltassero i denti durante il “trattamento” preferito dal Coda, spessissimo la tortura causava la fuori uscita di urina e feci. Si perché “l’elettromassaggio” veniva praticato anche sui genitali, (così detto “elettromassaggio lombopubico”) per il trattamento dell'”alcolismo”, dell'”enuresi notturna”, della “masturbazione” e per quello dell'”omosessualità”, senza avere pietà nemmeno dei bambini. Questa terribile tortura veniva praticata di fronte a tutti, perché tutti vedessero cosa li aspettava.
Un resoconto agghiacciante e reale. La vicenda giudiziaria di uno psichiatra che torturava i malati diventa lo spaccato della vita di un manicomio: le sopraffazioni sui ricoverati, il potere dei medici, I’arrivismo e il carrierismo, i degenti ridotti a materiale di sperimentazione, le proteste, la rabbia, la rivendicazione di una dignità umana violata in nome della scienza. Lo scontro tra un’intera classe medica e un piccolo gruppo di cittadini e di malati. Una sfida quasi impossibile, che si conclude con un verdetto a sorpresa.
LA VITA QUOTIDIANA COME STORIA
Senza paura e senza psichiatria – Antologia di scritti
Antonietta Bernardoni
Anno pubblicazione: 2018
Antonietta Bernardoni (1919 – 2008) critica del sistema economico sociale vigente, fece costante riferimento al movimento operaio e alle sue organizzazioni, partecipò alla lotta partigiana, fu insegnate, medico condotto, terapeuta e ricercatrice.
Avuti in mano i titoli accademici e il sapere ad essi legato non ci mise molto a constatare la miseria del paradigma medico/psichiatrico e a interrogarsi sul ruolo dello “specialista”.
La Bernardoni riuscì a creare delle assemblee dove le fragilità, socializzate, potevano essere problematizzate in un discorso comune, nella consapevolezza della profonda necessità che l’individuo ha di connettersi agli altri, per crescere. L’assemblea permetteva a tutti di esporsi, di socializzare le fragilità e condividere le risorse, in un contesto di legittimazione dove non era importante sembrare, apparire, ma piuttosto esporsi con franchezza per confrontarsi, imparare, crescere. L’ego nell’ATP smette di essere preponderante. La Bernardoni riesce a mantenere unito il piano del discorso politico rivoltoso al piano del discorso sul “profondo”, individuando nella solidarietà tra oppressi, e nella lotta al potere fuori e dentro, la miccia per creare coscienza individuale e politica.
Il lavoro dell’ATP è profondamente attuale nei contenuti che esprime, oggi l’atomizzazione sociale ha raggiunto livelli estremi, e l’alienazione generale dell’individuo si riferisce anche ad una vita “sociale” impossibile nei loculi domestici cittadini. Non sappiamo più comunicare onestamente e francamente, relazionarci fuori da dinamiche che confermano ancora molto il condizionamento dei paradigmi dominanti interiorizzati.
Viviamo i ritmi di un quotidiano espropriato di senso, valore, proiezione sul futuro. Impregnato di valori di competizione, dominanza, sopraffazione, internamente, a livello intimo, ed esternamente, nelle nostre relazioni, nella vita “sociale” , non esclusi contesti di lotta e militanza.
Dal lavoro della Bernardoni emerge la necessità di prendersi la responsabilità, di creare spazi di confronto e dialogo reali, dove smetterla di rimanere in superficie per affrontare le contraddizioni e cambiare finalmente noi stessi e il mondo.
Recensione qui
Antonietta Bernardoni – La vita quotidiana come storia. Senza paure e senza psichiatria
EFFETTI COLLATERALI
Uso e abuso di psicofarmaci.
a cura del TELEFONO VIOLA di MILANO
1998
Dall’esperienza di ascolto del Telefono Viola (associazione che opera da alcuni anni in diverse città italiane contro gli abusi e le violenze psichiatriche) emerge una sempre maggiore richiesta di informazioni e chiarimenti riguardanti l’uso e gli effetti degli psicofarmaci. Spesso, infatti, chi li assume è inconsapevole degli effetti della sostanza che sta assumendo mentre chi li prescrive ignora, o finge di ignorare, la pericolosità del farmaco stesso e trascura il diritto all’informazione del “paziente”. A fronte di tali esigenze, al di là del quotidiano impegno di ascolto telefonico, abbiamo pensato di realizzare un agile strumento di consultazione per chi sceglie, è indotto o è costretto a usare queste sostanze. A dispetto delle campagne di persuasione, dietro cui spesso stanno le stesse industrie farmaceutiche, riteniamo centrale il diritto alla scelta dell’individuo contro l’obbligatorietà della cura e l’illusorio assunto sintomo-farmaco-guarigione.
INTERROMPERE L’USO DEGLI PSICOFARMACI
Guida alla riduzione del danno
Pubblicato da The Icarus Project e Freedom Center
ComingOffPsychDrugsHarmReductGuide-Italian
ELETTROSHOCK
La storia delle terapie elettroconvulsive e i racconti di chi le ha vissute
A cura del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
2014
Questo libro propone un viaggio nella storia delle shock terapie, che precedono e accompagnano l’applicazione della corrente elettrica al cervello degli esseri umani, per provocare uno shock, ritenuto appunto “terapeutico”. Il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud documenta come l’elettroshock non sia un metodo desueto, ma come esso continui ad essere utilizzato anche in Italia, dove lo si pratica in più di novanta strutture pubbliche e private. Per sfatare il mito che le shock terapie, comprese quelle elettroconvulsive, siano barbarie di altri tempi, gli autori propongono le testimonianze di persone in carne ed ossa, vive e vegete, che sono state sottoposte all’elettroshock. Inoltre ci informano che viviamo in un Paese nel quale vietare queste pratiche è stato dichiarato incostituzionale. Questo lavoro vuole essere uno strumento per ampliare la riflessione e il confronto sul delicato tema dei metodi terapeutici ai quali le persone, soprattutto quelle vittime di etichette psichiatriche, vengono costrette, il più delle volte senza esserne nemmeno informate.
DIVIETO DI INFANZIA
Psichiatria, controllo, profitto
Di Chiara Gazzola e Sabastiano Ortu
2018
La tendenza della cultura occidentale a medicalizzare ogni fase della vita si estende all’infanzia e all’adolescenza codificando nuove diagnosi psichiatriche, colpevolizzando espressività e comportamenti, sancendo nuovi limiti di definizione delle presunte anomalie e offrendo all’industria farmaceutica proficui sempre più copiosi. La scuola pubblica è il luogo privilegiato per avviare, attraverso strumenti approssimativi, l’iterdiagnostico. L’aumento esponenziale di certificazioni, sancite per catalogare ogni difficoltà dell’età evolutiva, induce alla prevaricazione dell’approccio clinico danneggiando la relazione educativa. Quali le possibilità di opposizione alla diffusione degli screening e a obiettivi formativi che limitano la libertà professionale degli insegnanti? Quali le alternative per i genitori? Affinchéla fantasia, il senso critico e la libertàdi scelta continuino a caratterizzarel’infanzia, tutta la comunità adultadovrà difendere le nuove generazionie la propria responsabilità tornando ariflettere sull’importanza dell’ambitosociale e relazionale.
Divieto di infanzia.pdf
!Pagina in allestimento continuo! I libri citati su questa pagina presenti nelle nostre librerie reali saranno segnalati per essere socializzati. Qualora sia presente la versione pdf sarà condivisa.