Condividiamo l’analisi di alcune compagne e compagni sulla morte annunciata al carcere della Dozza di Bologna:
Mentre il silenzio è calato sulle rivolte, ieri 2 aprile al carcere della Dozza di Bologna è morto il primo detenuto per covid-19. Aveva 76 anni e come tanti detenuti era affetto da altre patologie.
Con un tentativo veramente schifoso di autoassoluzione e scarico di responsabilità il Dap si affretta a dire che la persona non era più in carico al carcere bolognese, ma i ‘domiciliari in nosocomio’ venivano concessi mentre la persona versava evidentemente in uno stato già compromesso.
Il 31 marzo la direzione della Dozza rispondeva alla Camera penale di Bologna che chiedeva informazioni sulla situazione e gestione dei contagi all’interno del carcere. Nella nota si parla di una persona detenuta ricoverata in ospedale il 26 e, dicono poi i giornali, portata direttamente al Sant’Orsola in terapia intensiva, con domiciliari in ospedale – nosocomio – , concessi il 30.
Anche il garante di Bologna il 29 marzo, senza vergogna e fuori tempo massimo, con una nota artificiale e artificiosa faceva sapere che “Le linee guide dell’OMS per la prevenzione del contagio nei luoghi di restrizione evidenziano come nei luoghi di detenzione possa essere accentuata la vulnerabilità al contagio proprio per l’assenza strutturale di quel distanziamento sociale necessario, ferma restando la necessità di garantire gli stessi standard di assistenza sanitaria previsti per la società esterna”
Per cui “non si può prescindere da un opportuno alleggerimento degli attuali numeri delle presenze in carcere, anche partendo dalle persone con pregresse patologie e anziane.”
Un po’ tardi forse? Tutte queste comunicazioni avvengono avvengono DOPO il ricovero della persona poi deceduta.
“Era costretto a letto, non aveva nemmeno le possibilità fisiche per alzarsi.” hanno riferito alcuni operatorx che vogliono rimanere anonimi, ma cercheremo di sapere di più.
Oltre a questo, la nota della direzione dà la sensazione di voler rassicurare su una situazione interna che invece potrebbe essere dal punto di vista sanitario già fuori controllo, come era intuibile per chiunque già dall’inizio. Viene detto che il compagno di cella della persona che è morta oggi era stato messo in isolamento precauzionale, “asintomatico”, ma positivo oppure no? Con effettuato tampone oppure no? Non lo dice. Non è fatto minimamente rifermento, ad esempio, alle condizioni sanitarie degli eventuali altri detenuti che abbiano avuto contatti con quel personale (sanitario e penitenziario) risultato positivo. La “sorveglianza sanitaria” di cui si parla rispetto alle tre guardie allontanate, perchè entrate in contatto con il detenuto positivo, in cosa consiste esattamente? Che sono state sottoposte a tampone e allontanate dal carcere, o solo dal servizio di sezione come prevedeva la circolare dap del 20 marzo?
L’omertà che avvolge e permea le istituzioni totali mostra oggi ancor di più la sua violenza. Si continua a temporeggiare anche a fronte di un’emergenza sanitaria che inizierà a macinare sempre piu morti. Questa situazione smaschera come l’interesse alla sopravvivenza del potere repressivo carcerario dello Stato arrivi al punto da essere disposto a sacrificare delle vite.
Siamo tuttx coinvoltx!
Compagne e compagni di Bologna