Condividiamo una riflessione stimolata da unx compagnx del collettivo:
Supermercati svaligiati, farmacie vuote, mascherine anche in sardegna, panico scatenato da media e informazione, speculazione, comportamenti di massa giudicati “irrazionali”, misure d’emergenza.
Psicosi è un linguaggio non neutro ma psichiatrico. La sua diffusione è strumentale alla governabilità e al controllo sociale perchè pone addirittura non solo il singolo ma l’intera società come qualcosa di pericoloso da tenere sotto stretta osservazione. Da ciò si arriva all’infantilizzazione del corpo sociale e all’annullamento di ogni sua autonomia e capacità di reggersi con le proprie gambe, analogamente a come fa la psichiatria con il singolo malato mentale.
Molte persone vivono lo stigma e gli abusi della psichiatria ma continuiamo ad usare un linguaggio “psichiatrico”, sitgmatizzante, “mattofobico” che riproduce esclusione e disinfomazione.
Per molte persone non uscire di casa è una triste realtà quotidiana, non un’eccezione ma una norma terrificante, non per questo le persone con questa tendenza possono definirsi puramente ‘irrazionali’. Magari proprio perchè chiuse in casa hanno studiato intere biblioteche. E’ più esatto dire che soffrono di qualche disagio, ma non meritano di essere colpevolizzate per questo, semmai dovrebbero poter avere la possibilità di affrontare le proprie fragilità, imparare a conviverci, superarle.
Ma questa configurazione sociale non lo permette.
In psichiatria gli atteggiamenti antisociali vengono giudicati ‘malati’, eppure la stessa psichiatria reclude i ‘malati’ stessi isolandoli dal contesto sociale.
Analogamente doversi barricare in casa non per scelta ma ‘su ordinanza’ diventa la conseguenza paradossale di questo atteggiamento para-psichiatrico della società vista come malata e incapace di autodeterminarsi.
In queste situazioni ci rendiamo conto del paradigma medico, dei molti piani di potere che lo attraversano, di quanto si intersechi con le nostre paure.
La razionalizzazione nel linguaggio della psicologia si configura come un meccanismo di difesa della psiche umana, ed è assai onesto ammettere le proprie legittime paure anzichè negarle.
Le persone iper-razionali lo sono talvolta perchè sentono un bisogno egemonico di controllo su tutto.
L’istituzione si pone come un organismo sovradeterminante iper-razionale (e quindi contraddittoriamente vicino al potere teocratico) che tende a questo controllo egemonico inquisitorio ed è per questo che nasce il coprifuoco.
Verrebbe da domandarsi cosa intendiamo per salute, malattia, collettività e se ci interessa prendere parola.
Ci interessa la salute di chi? La salute per chi? Per chi detiene il potere? Per gli oppressi e le oppresse?
Riconosciamo il nostro posizionamento? Privilegi di ognuna ognuno?
Che strumenti mettiamo in atto per proteggerla, sostenerla, quali lotte?
La coercizione in ambito sanitario diventa legittima?
Sappiamo interrogarci sul modo in cui le nostre società intendono gestire la nostra relazione con la vita, quindi con la salute, con la malattia, con la sofferenza, col dolore?
Ci accorgiamo oggi di non avere molte voci critiche, di avere difficoltà nel reperire informazioni corrette, oltre che voci in grado di smascherare i piani di potere su cui si fonda il paradigma medico. Il controllo repressivo è piu forte dove l’istituzione viene messa meno in discussione dalla collettività. Dove la distanza tra tecnico e persone riflette ancora la distanza con la magia e il sovrannaturale.
Non possiamo accettare che la salute delle oppresse e degli oppressi diventi un’occasione per sperimentare nuove forme di repressione e militarizzazione delle nostre città.
Non possiamo accettare al contempo che venga sdoganato un linguaggio psichiatrizzante (“psicosi”, “schizofrenia”, “delirio”) per definire reazioni “scomposte” di massa alimentando confusione e disinformazione.
La situazione cui stiamo assistendo è stata fomentata da ordinanze e mass media ed è il prodotto di una specifica configurazione sociale ancora basata su angoscia, alienazione, potere, violenza e principi produttivo-capitalistici, l’ordine costituito ha tutto l’interesse di mantenere uno stato generale di deresponsabilizzazione e disinformazione basato sulla filosofia del contenimento, non aiutiamolo usando un linguaggio psichiatrizzante.
Il fatto poi che sia stata individuata nella Rems di Reggio Emilia la struttura nella quale “accogliere pazienti che non abbiano nelle loro abitazioni le condizioni per l’isolamento domiciliare” appare una tragica fatalità o una scelta che racconta qualcosa?
La nuova Rems di Reggio Emilia vicino al carcere è stata appena costruita, dovrà ospitare i pazienti dell’ex Ospedale psichiatrico giudiziario, ma, intanto, sarà utilizzata per questo scopo.
Uno spunto interessante la lasciare
MATTI DA SLEGARE
Critica al linguaggio mattofobico e alla contaminazione psichiatrica – del Collettivo antipsichiatrico SenzaNumero
https://senzanumero.noblogs.org/files/2015/11/Opuscolo_Senza_Numeroordinato.pdf