3o maggio 2019
La professoressa di Palermo sospesa per 15 giorni e la coraggiosa riflessione proposta dalla classe dell’Istituto Vittorio Emanuele III di Palermo.
Ricordiamocela bene questa foto che esprime da sola tutta la violenza coercitiva delle istituzioni. Ricordiamocelo il volto smarrito di quest’insegnante sospesa quindici giorni dal servizio dopo decenni di impegno e abnegazione per la scuola. Ricordiamoci la sua voce esitante nel timido tentativo di difendere il proprio lavoro.
I suoi alunni hanno assemblato una ricerca nell’ambito della giornata della Memoria in cui hanno accostato le leggi razziali fasciste al decreto sicurezza, ormai legge, Salvini. Coraggiosi, provocatori, hanno provato ad attualizzare la celebrazione della memoria, oggi che la solidarietà viene criminalizzata a tutti i piani.
Lei doveva supervisionare e impedire. Questo si aspettava il sistema scuola da un’insegnante.
Si difende dicendo che quella parte non l’aveva vista. Ma se l’avesse vista? Sarebbe stato diverso?
Tenta timidamente di spiegare come il suo obiettivo a scuola sia sempre stato quello di stimolare il pensiero critico senza mortificare la libertà di elaborazione ed espressione propria e personale dei ragazzi. “Non è questo per cui vieni pagata cara”, questa la risposta istituzionale. E così 15 giorni di sospensione, stipendio decurtato, sottoposta alla gogna pubblica prima e usata come lustrino da scarpe dopo, nel tentativo dei ministri di turno di mangiarci sopra a livello mediatico.
Si sarebbe potuta sottrarre almeno a questo scempio. Evitare di prestarsi a questo teatrino. Avrebbe potuto metterci un decimo di quel coraggio che ci hanno messo i suoi alunni nella ricerca, ma la trappola della rispettabilità professionale…
Ne rimane con un pugno di mosche in mano ma con dieci rose dai suoi alunni ad aspettarla, per seppellire con un gesto la pochezza dell’azione repressiva istituzionale.
Speriamo che la violenza istituzionale abbia contribuito a consolidare le coscienze di questi ragazzi, che abbiano preso ancora maggiore consapevolezza del proprio potere, del potere delle proprie parole e delle proprie azioni, della paura che le istituzioni hanno di chi non volta la faccia e si prende la responsabilità, di chi ha il coraggio di esporsi. Speriamo abbiano lo stesso coraggio il giorno che Salvini li raggiungerà, come da lui prospettato, per “spiegargli” cosa sta facendo per la “sicurezza” del suo Paese.
Intanto nessuna revoca è arrivata al provvedimento come promesso prima di questa bella foto, si rischia ora di finire in tribunale; ma il ministero dell’istruzione fa sapere che è disponibile a fare un passo indietro dichiarando illegittima la sanzione, così tutto può finire come nelle migliori saghe da banchetto social, a tarallucci e vino.
E perché allora non fare anche un bell’incontro istituzional-promozionale in senato per chiudere in bellezza?
Di seguito la ricerca messa insieme dai ragazzi.