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Antonietta Bernardoni – Un’alternativa possibile

La vita quotidiana come storia
senza paure e senza psichiatria

Antologia di scritti di Antonietta Bernardoni a cura del collettivo Antonietta Bernardoni.

Antonietta Bernardoni riuscì a creare delle assemblee dove le fragilità, socializzate, potevano essere problematizzate in un discorso comune, nella consapevolezza della profonda necessità che l’individuo ha di connettersi agli altri, per crescere. L’assemblea permetteva a tutti di esporsi, di socializzare le fragilità e condividere le risorse, in un contesto di legittimazione dove non era importante sembrare, apparire, ma piuttosto esporsi con franchezza per confrontarsi, imparare, crescere.  L’ego nell’ATP smette di essere preponderante. La Bernardoni riesce a mantenere unito il piano del discorso politico rivoltoso al piano del discorso sul “profondo”, individuando nella solidarietà tra oppressi, e nella lotta al potere fuori e dentro, la miccia per creare coscienza individuale e politica.

Il lavoro dell’ATP è profondamente attuale nei contenuti che esprime, oggi l’atomizzazione sociale ha raggiunto livelli estremi, e l’alienazione generale dell’individuo si riferisce anche ad una vita “sociale” impossibile nei loculi domestici cittadini. Non sappiamo più comunicare onestamente e francamente, relazionarci fuori da dinamiche che confermano ancora molto il condizionamento dei paradigmi dominanti interiorizzati.

Viviamo i ritmi di un quotidiano espropriato di senso, valore, proiezione sul futuro. Impregnato di valori di competizione, dominanza, sopraffazione, internamente, a livello intimo, ed esternamente, nelle nostre relazioni, nella vita “sociale”, non esclusi contesti di lotta e militanza. 

Dal lavoro della Bernardoni emerge la necessità di prendersi la responsabilità, di creare spazi di confronto e dialogo reali, dove smetterla di rimanere in superficie per affrontare le contraddizioni e cambiare finalmente noi stessi e il mondo.

I documenti del fondo Bernardoni sono tutti depositati e consultabili presso il Centro Studi Movimenti di Parma, via Saragat 33/a, 43123 Parma. http://www.csmovimenti.org/ 

Antonietta Bernardoni (1919 – 2008) critica del sistema economico sociale vigente, fece costante riferimento al movimento operaio e alle sue organizzazioni, partecipò alla lotta partigiana, fu insegnate, medico condotto, terapeuta e ricercatrice. Interessata ai problemi della personalità, appassionata di studi umanistici e medico-scientifici, conseguì dapprima la laurea in lettere e filosofia all’Università di Firenze e, successivamente, la laurea in medicina e chirurgia all’Università di Modena.

Avuti in mano i titoli accademici e il sapere ad essi legato non ci mise molto a constatare la miseria del paradigma medico/psichiatrico e a interrogarsi sul ruolo dello “specialista”.

Al rapporto convenzionale curante – curato  contrappose la possibilità terapeutiche dell’ambiente e di tutti coloro che non vivono sfruttando ed opprimendo altri uomini: si trattava di de-condizionarsi reciprocamente dall’autorità, dai valori di dominanza e prevaricazione, di disabituare le persone al potere, alla competizione, di sollecitare la cooperazione e la solidarietà tra sfruttati. 

“Finche non avremo capito, nella concretezza vivente della biografia dei singoli, per quali fini e con quali mezzi la cultura dominante ci propone e ci impone determinati modelli di personalità, escludendo con violenza chi non vi si adegui, non saremo capaci di operare le scelte necessarie per poter dare il nostro contributo ai cambiamenti utili per conseguire una più ricca fioritura della personalità consentita dai tempi.”

Per la Bernardoni si trattava di decolonizzare la vita quotidiana dall’oppressione del capitale. Diceva infatti:

[…] la cultura borghese può essere efficace soltanto qualora venga recepita, anche a livello delle classi lavoratrici, penetrando nella vita familiare e nel costume quotidiano.

Si tratta degli effetti – a livello quotidiano e microsociale – della grande congiura del silenzio che mira a nascondere e a ad attenuare gli antagonismi di classe.

Molto spesso la conflittualità sostanziale è velata da un’intesa apparente, a sfondo interclassista, che mira a dissimulare interessi antagonistici di classe quali si rispecchiano a livello di piccoli gruppi o perfino all’interno del singolo.

Se abbiamo deliberatamente scelto di esercitare – insieme ai compagni – un’azione propulsiva sul corso della storia, dobbiamo essere consapevoli del fatto che tale azione viene esercitata non solo quando si combattono le grandi battaglie […] ma anche nella quotidianità della propria vita, del proprio lavoro, dei propri affetti personali e familiari. 

Valorizzò il potere dell’assemblea, dove le fragilità e le risorse, socializzate, potevano trovare una polifonia di voci e sguardi differenti ed inevitabilmente trasformativi, non solo per il soggetto ma per tutti i presenti al dialogo.

“Soltanto rinunciando a fare bella figura a breve scadenza potremo venire aiutati, attraverso le critiche dei compagni e attraverso l’apprendimento personale a migliorare noi stessi a lunga scadenza”

“Riconoscere il diritto a tale fioritura comporta di per se già la conquista – sia pure graduale e contraddittoria – di una coscienza politica perché senza la luce del progetto futuro che non sia limitato al singolo, nessuna singola vita può avere significato che oltrepassi la pura e semplice sopravvivenza, la pura e semplice biologia animale: la mente umana non può limitarsi al personale e al privato, pena l’atrofia del pensiero.”

L’ATP non si soffermava tanto sui sintomi che le persone esprimevano ma analizzava collettivamente le potenzialità dello sviluppo della rete di rapporti interpersonali della persona che si metteva in discussione, le sue modalità di relazione, e di vita, i suoi progetti, la coerenza con la sua visione del mondo.

Secondo la Bernardoni la parola usata ai fini d’esibizione o esercitata come potere appartiene al nemico e si confà a una società di diseguali, l’attività terapeutica popolare cercava la solidarietà concreta tra sfruttati, e parole che liberassero.

“Una sola parola può a volte agire come scintilla che trasforma un ambiente di rassegnazione in un’atmosfera di lotta, adeguata a promuovere il nuovo.”

“Le parole sono fatti in quanto posseggono la forza di cambiare in meglio o in peggio lo stato d’animo nostro ed altrui e quindi la nostra capacità di agire”

La salute si poteva creare insieme, non occorreva una nuova scuola di psichiatria, un’altra scuola di medicina, ma una migliore organizzazione, a livello del quotidiano e di rapporti interpersonali, della solidarietà popolare.

Il manifesto dell’Attività Terapeutica Popolare 

Caratteri:

  • gratuita
  • collettiva
  • concreta
  • continuativa
  • reciproca

Oggetto (o studio scientifico):

  •  della personalità umana
  • della qualità della vita
  • dell’aiuto reciproco tra sfruttati

Finalità:

  • valorizzazione della personalità di ogni singolo lavoratore
  • promozione della solidarietà popolare

Soluzione conflitti aggiuntivi o evitabili mediante: 

  • critica
  • autocritica
  • trasformazione concreta di situazioni concrete

Smascheramento delle falsificazioni della: 

  • psichiatria
  • psicanalisi
  • psicologia

Lotta per la realizzazione del diritto alla salute fisica e mentale, lotta da condurre in stretto collegamento con le organizzazioni dei lavoratori mediante:

  • prevenzione malattia e promozione della salubrità dell’ambiente
  • diffusione delle conoscenze relative all’attività nervosa superiore.
  • diffusione conoscenze relative al corpo umano sano e malato
  • collaborazione con i tecnici della salute e vigilanza sulle loro attività 

Tutti coloro che intendono operare per una valorizzazione propria ed altrui in una visione del mondo che si proponga una trasformazione profonda della società sono cordialmente invitati a partecipare!

Sono centrali per la Bernardoni alcuni concetti derivanti dalla psicologia del comportamento, quali quelli di condizionamento e de-condizionamento. La dottoressa  suggerisce di conoscerne le dinamiche in primo luogo in forma difensiva: all’avanguardia rispetto ai tempi (oggi che parliamo tanto delle dinamiche e dell’influenza di media e social), avverte già circa un uso  contro l’uomo di queste conoscenze a favore della merce, e cioè sui fenomeni di condizionamento attraverso la pubblicità diffusa dai mezzi di comunicazione, che contro i nostri interessi e a nostra insaputa influenzano la nostra personalità per finalità che non sono nostre. 

“Già dagli esperimenti di Pavlov risulta con chiarezza inequivocabile che il cambiamento dell’ambiente precede obbligatoriamente il cambiamento del soggetto. Solo in seguito a una modificazione, sia pure limitata e parziale, del proprio ambiente, il soggetto riuscirà a cambiare qualche aspetto della sua personalità che potrà poi operare più efficacemente sull’ambiente circostante, rendendolo sempre più atto a provocare trasformazioni della sua personalità che potrà poi operare più efficacemente sull’ambiente, in una serie continua di interazioni reciproche che possono essere – a seconda dei casi – favorevoli o sfavorevoli, possono dare inizio a circoli viziosi o a circoli virtuosi.”

[…] nel campo della felicità dei giusti rapporti interpersonali tra compagni e avversari e nell’ambito di quell’aiuto reciproco che ci si deve di continuo scambiare quando si appartiene ad uno stesso schieramento di lotta, affinché ciascuno possa raggiungere il massimo di forza, di crescita personale, di felicità consentito dai rapporti di produzione oggi vigenti, tutti dobbiamo essere ricercatori o scienziati, affinché nessuno lo debba essere in maniera specialistica e separata.

Secondo la Bernardoni il ruolo dell’ambiente è preponderante per comprendere i conflitti del singolo. E i conflitti del singolo non possono trovare risoluzione se non in una modificazione del singolo e dell’ambiente.

Bellissima la critica all’educazione dei più piccoli, alla scuola. Un’educazione che tende a espropriare il minore delle sue possibilità considerandolo una tabula rasa da modellare  a sua immagine e somiglianza, al servizio di una società oppressa. Abbandonare un’educazione che norma e forma, per  un’educazione che ascolta e “regola”. Si tratta della necessità di creare le condizioni per il massimo sviluppo dell’individuo e della comunità. La legittimazione ontologica del discorso dell’altro non deve mai venire meno. 

“L’acquisizione di capacità personali condotta avanti  in maniera sempre individualistica, quasi sempre competitiva, così come si fa abitualmente nella nostra scuola – a partire dalla scuola materna fino all’università – non costituisce un arricchimento reale della personalità ma costituisce una falsa realizzazione di sé che sostituisce e impedisce quello sviluppo della personalità del singolo che per essere veramente reale deve collegarsi allo sviluppo dell’umanità nel suo complesso”

La Bernardoni individua nell’istinto di esplorazione represso e nel fallimento della sua regolazione in armonia con l’ambiente,  l’origine dell’aggressività del bambino. Al posto di fornirgli strumenti e metodiche più efficaci per soddisfare al meglio le sue curiosità e il suo bisogno di ricercAzione si cerca di normarlo, istruirlo, formarlo, sdenaturarlo, per consegnarlo ai paradigmi dominanti, pena l’esclusione.

“L’aggressività infatti non è un’istinto, ma è un artefatto che rappresenta la risposta del bambino sofferente nei confronti di questa società che non solo gli nega di realizzare le proprie potenzialità, ma gli proibisce persino di essere curioso perché troppi sono gli aspetti che non debbono venir indagati, troppe sono le cose che non debbono essere capite affinché l’ordine esistente possa venir rispettato”

Per istinto, o comportamento innato, si intende la tendenza intrinseca di un organismo ad eseguire o mettere in atto un particolare comportamento. La dottoressa (e qui è proprio il caso di nominarla per la sua competenza in materia medica e di psicologia del comportamento) non trascura le dinamiche di tipo biologico, genetico-evoluzionistico ma le integra in un discorso di più ampia progressione dell’evoluzione umana. 

E sull’affettività, tema sociale che nessuno oggi è in grado di prendere in carico, scrive:

“Tutti abbiamo bisogno di sentirci utili e amati”

“La ricchezza affettiva del bambino, di ogni bambino, è legata a fattori molteplici ma indubbiamente in essi ha un posto importante la mancanza o l’attenuazione della competitività legata ai rapporti di produzione, competitività che spesso raggiunge il bambino, specie se molto giovane, in maniera spesso notevolmente attenuata.

Ma specie nelle classi dominanti, il bambino viene più precocemente  e più intensamente “educato” a porsi l’ideale di diventare il primo della classe. Man mano che questa forma di condizionamento si rafforza le capacità affettive del bambino vanno diminuendo e si esprimono spesso in maniera indiretta e contorta.”

Su inconscio e incoffessabile la Bernardoni è molto chiara, le origini del disagio scaturiscono non già da un “inconscio psichico”, bensì da un’inconfessabile inadeguatezza che rende il singolo incapace di essere all’altezza delle richieste sociali, e quindi colpevole.

“Non l’inconscio! ma la paura della verità in trasformazione.

Non l’inconscio! ma la paura della trasformazione concreta della realtà e dei rapporti di potere.

Non l’inconscio! ma la paura che vengano smascherati rapporti di potere dispari sia a livello macro che micro economico, sociale e politico.”

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“Si può rinunciare al potere sugli altri soltanto acquisendo un potere reale sulla propria vita”

“E’ l’ora della verità, in cui non si può fingere di essere chi non si è veramente”